Santuario dell'ombra by Aurora Ascher

Santuario dell'ombra by Aurora Ascher

autore:Aurora Ascher [Ascher, Aurora]
La lingua: eng
Format: epub
editore: e-o
pubblicato: 2024-09-01T22:00:00+00:00


Capitolo quattordici

Quella notte, Harrow stava faticando ad addormentarsi. E così anche Raith, apparentemente, visto che poco prima le aveva dato un bacio e se n’era tornato da solo sul tetto. Non che fosse una novità, quella.

Raith dormiva di rado. Gli piaceva farle la guardia, di notte, eppure non riposava mai mentre lei era sveglia. In effetti, a Harrow non sembrava di averlo mai visto addormentato. Al mattino, quando apriva gli occhi, lo trovava già desto, intento a vegliare su di lei. E di sera le si stendeva accanto e la teneva stretta mentre sprofondava nel mondo dei sogni, ma non si addormentava mai prima che lo facesse lei.

Era forse il residuo di un’abitudine sviluppata nelle settimane trascorse da prigioniero, quell’incapacità di rilassarsi abbastanza da prendere sonno in presenza di un’altra persona? Harrow sperava di no. Voleva che Raith si sentisse al sicuro al suo fianco; che si fidasse di lei quanto lei si fidava di lui.

Per la Dea, teneva tantissimo a Raith, ma c’era sempre una parte di lui che le risultava irraggiungibile, una distanza enorme nel suo sguardo, simile a un oceano che Harrow non poteva attraversare. Desiderava arrivare dall’altra parte, ma non sapeva come, e Raith non era in grado di mostrarle il cammino.

Aveva sempre più la sensazione che quel che le serviva per raggiungere l’altra sponda dell’oceano si nascondesse tra i suoi ricordi perduti.

Per sfortuna, stando a ciò che Harrow aveva avuto modo di osservare, non sembrava che fossero memorie piacevoli. Quando gli faceva una domanda sul suo passato, Raith tendeva sempre a rispondere “Non lo so”; a volte, però, di bocca gli sfuggivano cose che stupivano persino lui. Cose che svelavano dettagli su quella che doveva essere stata la sua vita.

Nessuna di quelle sviste occasionali si era rivelata anche solo vagamente positiva.

Il suo meraviglioso, dolcissimo Raith aveva cicatrici che affondavano in profondità. Forse era un bene che non ricordasse. Forse era una fortuna, un’opportunità di cominciare una nuova vita senza il peso dei traumi della precedente.

Harrow, però, non riusciva a togliersi di dosso la sensazione che quei ricordi fossero importanti. L’Acqua si rimestava in lei, chiedendole di scavare, scavare, scavare finché non avesse trovato delle risposte, e questo la faceva sentire irrequieta, agitata.

Era quella la ragione per cui, al momento, se ne stava seduta al tavolo accanto alla finestra, mescolando le carte. Aveva finalmente ammesso a se stessa di aver tentato di reprimere l’esigenza di fare un’altra lettura su Raith. Il tentativo precedente non l’aveva preoccupata particolarmente, ma adesso si sentiva consumare dall’angoscia, turbata da ciò che avrebbe potuto scoprire. Il suo passato era davvero così terribile?

Qualunque cosa avesse dovuto affrontare Raith, Harrow era certa che i sentimenti che provava per lui non sarebbero cambiati. Scoprire ciò che l’Acqua desiderava disperatamente che lei sapesse era un passo in avanti obbligatorio, anche se potenzialmente doloroso.

Allora perché si sentiva così ostile a indagare?

Irritata sia dall’indecisione che stava dimostrando che dal suo atteggiamento – opporsi al proprio istinto andava contro la regola fondamentale delle Veggenti –, Harrow pensò a Raith e permise all’Acqua di crescere dentro di lei.



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